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La galleria SPAZIO TESTONI di Bologna, in collaborazione con la Galleria FABBRICA EOS di Milano, ha presentato in occasione di ARTE FIERA 2011:
“MAGNETISMI”
doppia personale degli artisti FABIO GIAMPIETRO e TROILO, curata dal critico d’arte Alberto Mattia Martini.
Alcune immagini delle opere di Fabio Giampietro e Troilo sono state scelte da NPUNTO per la realizzazione di una nuova serie di magnetic wallpapers sulla migliore espressività contemporanea, che l’Architetto Alberto Gioia, ideatore di questi straordinari allestimenti, e sono state presentate presso la sua WHITE HOUSE a Bologna il 25 gennaio 2011.
Singolare ed unico è il magnetismo che accomuna le opere di Fabio Giampietro e Troilo, così come ci illustra nel suo testo di presentazione il curatore Alberto Mattia Martini:
“Il medico e alchimista Paracelso equiparava l’immaginazione ad un magnete, sostenendo che con la sua forza attira gli oggetti del mondo esterno all’interno dell’uomo per poi trasformarli.
La fantasia, l’immaginazione dunque, come elemento dominante, direi imprescindibile nella vita di ogni uomo, un magnete che attira a sé l’anima del quotidiano, per poi trasfigurarla in essenza vitale.
‘L’uomo - continua Paracelso - è ciò che pensa e anche la cosa che lui pensa. Se egli pensa un fuoco, egli è fuoco’.
Ecco l’importanza, il valore inalienabile della mente, anzi del vincolo a cui l’individuo non può esimersi di rinunciare: quello tra il corpo e il pensiero.
L’uomo, o meglio l’intera umanità sono protagonisti indiscussi da sempre, sia nelle opere di Troilo, sia in quelle di Fabio Giampietro. Nel primo il soggetto, il corpo, le proporzioni, la struttura, le membra, i fasci muscolari, dopo essersi liquefatti all’unisono con il potere della mente, trovano un’esplosione carnale, dove ogni senso, avvolto dalla tensione generatrice, partecipa all’azione originando l’entità ancestrale dell’artista.
Apparentemente assente nelle opere di Giampietro, l’uomo è invece più che mai anche qui imperante, immerso nella città a prima vista disabitata, aleggia in ogni dove indagando la metropoli da un punto di vista inusuale: la vertigine. Assenza che diviene presenza, un’ebbrezza i cui effetti sembrano accedere al territorio psichico della sindrome di Stendhal, per poi mutare come in un procedimento alchemico in una metromorfosi tra uomo e città.
Se il magnetismo è la proprietà di alcuni corpi di attirare oggetti, concentrando tale capacità tra due poli, uno positivo e l’altro negativo, l’espressività di Giampietro e Troilo, pur nella differenza visiva e rappresentativa, produce una forza altrettanto magnetica, che attrae involontariamente a sé lo sguardo.
Magnetismi attrattivi, forze “irrespingibili”, alle quali è impossibile sottrarsi, elementi che raccolgono l’energia dell’universo, che reggono l’equilibrio dei pianeti nelle loro orbite e che qui divengono fonte d’ispirazione per la potenza espressiva e creativa dell’artista. Un’attrazione impossibile che diviene realizzabile nel suo equilibrio formale e strutturale, giocando con i contenuti e le immagini ed invadendo lo spazio; quell’intimità assoluta, che viaggia libera tra le onde del campo magnetico.
Corpi, luoghi, città, spazi segreti o resi pubblici, tenuti spesso volutamente inaccessibili ai più, ma perennemente dischiusi al sogno simbiotico. Anche l’uomo possiede magnetismo, un campo elettromagnetico che si produce continuamente e come nel caso di Giampietro e Troilo si manifesta in eccedenza, a tal punto da non poter essere costretto, eruttando come un vulcano in piena enfasi vitale.
Se tutti i nostri organi producono energia, il campo magnetico più ampio è creato dal cervello, in ogni istante della nostra vita, anche nel momento del sonno, una sorgente inesauribile di vigore, irrompe nella catarsi per mostrare e mostrarsi al mondo.
I due artisti raccolgono l’invito celebrale e si abbandonano in funamboliche contorsioni mentali; è la ricerca d’infinito che pervade la mente di Giampietro, nel tentativo di condurci oltre il limite non solo visibile, ma vivibile, un mondo che tende al sublime, una vibrazione degli occhi che si propaga come un’affezione all’intero corpo e alla quale non ci si può esimere.
La città è il cuore che pulsa, una calamita che seduce, incanta, inebria a tal punto da prendere le sembianze di chi la abita. I grattacieli, gli spazi strutturali, come afferma Rem Koolhaas in Delirious New York, non devono essere indagati attraverso la struttura architettonica, bensì analizzando la psicologia di chi li ha progettati. Le opere danno vita ad una struttura morfologica nata dall’euritmia tra artefice, pensieri, paure, sogni e desideri.
Nel caso di Troilo le tele trovano consistenza estetica nel famoso carpe diem, un centro nel quale convergono infinite frecce, ognuna con una sottile differenza emozionale, che permette al corpo di esplodere sé stesso e quindi di assumere di volta in volta una postura emotiva, insita nel profondo e fino a tale momento mai emersa. Un battito primordiale, che l’artista esegue con le mani, con le dita, prima immergendole nella vernice e poi colpendo la tela come fosse un tamburo sul quale ritmare e scandire il fremito non del colore ma del cuore.
Immersi quindi tra il bianco e il nero di realtà apparentemente limitate a due gradazioni cromatiche, veniamo contrariamente imprigionati tra le maglie di mondi magnetici, che lottano contro monotoni ed asfissianti conformismi, certi che il sogno e l’immaginazione siano il preambolo per la libera identità.”.
La scelta dell’Architetto Alberto Gioia di realizzare con le opere di Fabio Giampietro e Troilo per Npunto una prima serie di allestimenti in magnetic wallapapers dedicati all’arte contemporanea non è quindi casuale. E’ stata colta nelle opere dei due artisti questa forza di attrazione, che si coniuga perfettamente con la filosofia progettuale che sta alla base della concezione architettonica di questi allestimenti, che da elementi estetici di design divengono allo stesso tempo artistici.
Il materiale su cui sono riprodotte fotograficamente le opere può essere anche il supporto per creazioni uniche realizzate dagli artisti.
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